Si riparte con le vaccinazioni con il siero di Oxford. Bonnaccini si schiera con Toti per la vaccinazione obbligatoria ai sanitari. In Italia l’ultimo bollettino segnala un tasso di positività al 7%

Dopo la sospensione decisa da 16 Paesi europei, l’Ema (l’Agenzia del farmaco europea) ha dato il via libera all’utilizzo del vaccino AstraZeneca che può tornare utilizzabile nella campagna vaccinale degli Stati membri. A partire dall’Italia.

Attesa per la decisione di Ema sul vaccino AstraZeneca L'Agenzia del farmo decide su AstraZenecadopo lo stop di 16 Paesi europeiAttesa per la decisione di Ema sul vaccino AstraZeneca

Dall’Ema arriva il via libera
Sulla scia delle rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi, l’Ema si è espressa in modo favorevole per la ripresa della somministrazione del vaccino sviluppato a Oxford. Al centro della querelle che aveva portato diversi Paesi europei a optare per uno stop precauzionale, il tema degli eventi avversi e il legame di causa-effetto rispetto all’utilizzo del siero. Casi che, bisogna dirlo, sono estremamente rari: 25 trombosi cerebrali del seno traverso su 29 milioni di somministrazioni.

«Il vaccino AstraZeneca è sicuro, efficace, i benefici sono superiori ai rischi ed escludiamo relazioni tra casi di trombosi», è stato il parere trasmesso dall’Ema per bocca della direttrice Emer Cook.

Farmacisti pronti per le iniezioni
Una notizia attesa e che può far riprendere la campagna vaccinale italiana (ed europea) che ancora fatica a ingranare. Tanto che anche i farmacisti si preparano a scendere in campo mettendo a disposizione spazi e competenze per allargare la capillarità dell’operazione. Il via libera definitivo sarà contenuto nel Dl Sostegni che dovrebbe arrivare domani all’esame del Consiglio dei ministri. In ogni caso, è già certo che per effettuare le iniezioni, i farmacisti dovranno sottoporsi a un corso ad hoc. Attualmente, sono 5.174 i farmacisti già abilitati, mentre 2.800 stanno ultimando la formazione specifica.

Bonaccini: obbligo per il personale sanitario
E con la ripresa delle vaccinazioni, torna anche il tema dell’obbligo vaccinale per certe categorie professionali; a partire dal personale sanitario. A riprendere l’argomento è stato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini durante la trasmissione Mattino 5: «Non so se serva l’obbligo vaccinale ma so che se uno non si vaccina non può lavorare in quel luogo lì (le strutture sanitarie, ndr)». Una convinzione che, negli anni passati, aveva portato Bonaccini a introdurre l’obbligo di vaccinazione per i minori: «Quattro anni fa fui il primo presidente di Regione a prendere la decisione di vaccinare tutti i ragazzi e i bambini e noi per primi in Italia, dopo tanti anni, tornammo all’obbligo vaccinale per la parte che ci competeva, ossia la fascia 0-3 anni. Se non ti vaccinavi e non ti vaccini non puoi iscriverti all’asilo nido pubblico o privato».

Posizioni da cui discende anche la posizione di Bonaccini sul passaporto vaccinale: «Io sul passaporto vaccinale sono d’accordo. Nel senso che chi è vaccinato, e quindi è tranquillo e sicuro, è giusto che possa contribuire a fare ripartire quelle attività che sono così in difficolta». Tuttavia, in vista della prossima stagione Bonaccini ha aggiunto: «Confido che l’estate, un “vaccino naturale”, unito ai vaccini veri e propri che saranno a milioni a quel punto, ci potrà fare tornare il sorriso».

Toti: inacettabile che si rifiuti chi deve proteggere gli altri
La posizione di Bonaccini sulla vaccinazione del personale sanitario si avvicina a quella di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria che nei giorni scorsi aveva proposto una legge sul tema. A spingere il governatore verso questa decisione, il focolaio scoppiato all’ospedale San Martino di Genova, dove è stata trovata positiva anche un’infermiera che non aveva accettato di sottoporsi alla vaccinazione. «Ho dato mandato ai miei uffici di valutare la possibilità di intervenire con una legge regionale per obbligare questa categoria a vaccinarsi. Chi fa questo lavoro e rifiuta di proteggere se stesso con il vaccino non protegge i pazienti di cui dovrebbe prendersi cura. E questo è inaccettabile», aveva affermato Toti.

Il bollettino del 18 marzo
Sono 24.935 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 23.059. Sono invece 423 le vittime in un giorno (ieri erano state 431). Questi alcuni dei dati del bollettino diffuso il 18 marzo. Sono 353.737 i tamponi molecolari e antigenici effettuati per un tasso di positività del 7% (in aumento di 0,8 punti rispetto a ieri quando era stato del 6,2%).

Per quanto riguarda i pazienti ricoverati in terapia intensiva, il numero aggiornato è 3.333: 16 più di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Mentre gli ingressi giornalieri in rianimazione sono 249. Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 26.694 persone, con un incremento di 177 unità nelle ultime 24 ore di unità.

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